sabato 3 settembre 2011

Il PUC e il tentativo dell'IDSC della Diocesi di Bosa-Alghero di ricattare la città di Alghero

Che cosa pensereste se vi dicessero che un'impresa o un privato cittadino esercita pressioni e tenta di ricattare il Comune per rendere edificabile un suo terreno?


Ebbene, è ciò che sta facendo l'Istituto Diocesano Sostentamento Clero (IDSC) della Diocesi di Alghero-Bosa, un'emanazione della Conferenza Episcopale Italiana, e lo rende noto in una lettera al Comune.

(La cronaca della vicenda è su Alghero.tv: quiqui e qui.)

L'IDSC fa sapere di essere furibondo perché i suoi terreni sul Monte Agnese non sono stati resi abbastanza edificabili dal PUC. Non so bene di quali terreni si parli, ma dalla lettera si comprende che si tratta di aree precedentemente incluse in un piano di lottizzazione poi bloccato dal piano paesaggistico regionale. Ora l’IDSC insiste che queste aree vengano incluse nel PUC come edificabili, o altrimenti minaccia richieste di risarcimento del danno di oltre 17 milioni di euro.

La lettera è mirabolante, illuminante, irricevibile ed amorale.

È mirabolante, perché dal punto di vista urbanistico è improprio e sbagliato parlare dei danni. La lettera presuppone che quando un piano rende edificabile un terreno allora: tale edificabilità sia da quel momento in poi un diritto inalienabile del proprietario; che non possa più essere eliminata con un piano successivo; o che altrimenti si debba risarcire il proprietario per il danno.

No, non lo è; sì, può essere; e no, non si deve.

Infatti, è legittimo che un Comune riduca o elimini l’edificabilità di un’area cui un precedente piano l’aveva attribuita, senza obbligo di risarcimento al privato. Mi dispiace per l’IDSC, ma è così dal punto di vista della tecnica urbanistica, del buon senso, della giurisprudenza e anche dal punto di vista del bene comune. Se quei terreni venivano a valere 17 milioni in più per una decisione pubblica, questo aumento di valore non è merito dell’IDSC, e dunque la medesima mano pubblica può cambiare la destinazione d’uso senza dover risarcire alcunché a chicchessia.

La lettera è illuminante dal punto di vista politico, quando con nonchalance e grande disinvoltura ci racconta di incontri tra il presidente dell’IDSC Battista Mongili, il Vescovo Lanzetti, il Sindaco Tedde e l’Assessore all’Urbanistica Pirisi, nei quali i primi chiedevano garanzie su questa lottizzazione e i secondi, da quanto si capisce, le fornivano.
Circolava la notizia di indagini su indebite pressioni dei privati a includere le loro tra le aree edificabili nel  PUC . Bene, se questa non è una pressione indebita, se questa lettera non ne è una prova, non so che cosa lo potrebbe essere.

La lettera è irricevibile poi per un altro motivo. Per evitare equivoci, personalmente sono dell'avviso che le espressioni e i rappresentanti delle chiese e delle religioni abbiano pieno titolo e debbano essere liberi di partecipare e di avanzare istanze etiche, morali e politiche all'interno del dibattito pubblico. Non vedrei niente di male se ad esempio all'interno del dibattito pubblico si dicesse: “Secondo la nostra idea dell’interesse generale e del bene comune, il PUC dovrebbe essere ispirato a questi e questi principi e dovrebbe dunque essere fatto così e così.”
Ma proprio perché il PUC deve rispondere all’interesse generale, nessuno (nessuno!) può dire: “Vorrei che il PUC fosse così ... perché mi conviene. Vorrei che quel terreno sia edificabile ... perché è mio.”
Nessuno ha titolo di esprimersi così nel dibattito pubblico, perché questo argomento non appartiene al dibattito pubblico.

E con questo arrivo a dire perché la lettera è amorale. Ora, non insisterei troppo sulla questione morale se a fare queste rivendicazioni fosse ad esempio un'impresa privata. Da un’impresa potrebbe non essere indispensabile pretenderlo, e in ogni caso le finalità di un’impresa sono quelle che sono, e sono molto diverse da quelle che si prefigge la Chiesa cattolica. (Tra parentesi, quando a mandare una lettera pubblica ci fu un’impresa, almeno in quell'occasione l’impresa in questione mantenne il buon gusto di parlare dell’interesse generale e non dell’interesse proprio. Sarà stata ipocrisia, ma appunto gli effetti benefici del buon gusto sono spesso quelli dell’ipocrisia.)
Ebbene, sono stupefatto dell’amoralità con la quale un ente che è l’emanazione della Chiesa cattolica esercita pressioni ad personam, per il solo ed esclusivo vantaggio economico proprio, arrivando a fare minacce ricattatorie nei confronti delle istituzioni democraticamente elette che devono deliberare sul PUC.

Mi aspetterei che tutte le forze politiche, i loro rappresentanti eletti in Consiglio Comunale e il Sindaco, respingano pubblicamente queste indebite pressioni e che censurino il modo con cui l’IDSC pensa di poter trattare le istituzioni democratiche e l’interesse generale della città.

Infine, all’IDSC, giacché temo non se ne renderà conto, suggerisco solo un
nisi caste, saltem caute.

3 commenti:

  1. Mi ricorda i mercanti nel tempio...... almeno pagassero l'ICI, come dice un mio amico !!!!

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  2. Senza vergogna....al di fuori di NESSUNO.....ma proprio di nessuno!!

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  3. Se non fossi abituato ad altre uscite "di prepotenza" da parte del braccio finanziario del clero mi direi sorpreso. Purtroppo abbiamo fatto l'abitudine e non ci sorprende più niente, magari ci si indigna, ma anche l'indignazione fa parte di quella collezione di sentimenti oramai considerati desueti di fronte alla dilagante disinvoltura con cui vengono trattati interessi pubblici e privati. Inoltre ho letto che trattasi di immobili non propriamente destinati ad esigenze di tipo popolare, nonostante l'organizzazione proprietaria si finanzi con il nostro 8 per mille estorto con furbizia e con pubblicità ingannevole.
    Sarebbe il caso di dare maggiore risalto a questa questione.

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