lunedì 28 gennaio 2013

"Il PUC giusto"

Il 20 maggio 2011 sono stato invitato a fare una breve relazione sul PUC al convegno organizzato dal centrosinistra algherese. Ecco il testo:




"Sono stato invitato a fare un intervento tecnico. Io sono un urbanista, ma alcuni miei studenti seduti qui in pubblico sanno che io tengo anche un corso, un corso a cui forse tengo di più, che è teorie morali, giustizia e territorio.

È un corso in cui ragioniamo su ciò che è giusto e ingiusto, su quali sono i principi e risvolti di giustizia quando si compiono scelte urbanistica, se la città può essere fatta promuovendo certe virtù civiche, di partecipazione, di democrazia, che cos'è la qualità della vita; ... sono conversazioni su che cosa è giusto fare.

E allora inizierò il mio intervento parlando della giustizia, del dovere, e del dovere morale.

Il Sindaco di Alghero va dicendo che è un dovere morale approvare un PUC. Come se PUC fosse come l'acqua: quando hai sete, la bevi punto e basta. Come se PUC fosse come le buche sulla strada: c'è una buca, la metti a posto, punto e basta.

Dire che è un dovere morale approvare un PUC è come dire che sia un dovere morale approvare delle leggi, senza guardare il loro contenuto, senza domandarsi che cosa queste leggi dicono: fare, fare, fare, delle leggi, del PUC, ... un tanto al chilo.

Se vogliamo parlare del dovere morale, ciò che invece conta è il contenuto del PUC. E se parliamo di questo, parliamo anche della giustizia. Già mi vedo dei manifesti in giro: "Il PUC C'È". Ma la questione non è se c'è il PUC, ma se c'è un PUC giusto.


Ma su una cosa sono d'accordo con il nostro Sindaco: può essere una questione morale, una questione di giustizia, e penso che una democrazia sia anche questo: l'esercizio della ragione pubblica, un ragionamento pubblico su ciò che è giusto e ciò che non lo è. E che in questo ragionamento pubblico debba entrarci un discorso morale. È ciò che vorrei che vi fosse.


Parliamo del PUC.

Ci sono due sensi della parola meraviglia: quello per cui si tratta di una cosa o una situazione che è bellissima e augurabile, e quello per cui si tratta di una cosa e situazione che non finisce mai di sorprendere. Un po’ come è per l'espressione “sei un mostro”.

Il PUC di Alghero è un piano delle meraviglie nel secondo senso e un mostro nel senso corrente.

Prima di tutto bisogna rimuovere un equivoco: un piano regolatore (o come si chiama ora un Piano Urbanistico Comunale) ha lo scopo di dettare delle regole per governare le trasformazioni del territorio in coerenza con le previsioni e con le visioni che una comunità si dà: ovvero serve a governare il territorio in una prospettiva di medio-lungo periodo, non ad attuare politiche di sviluppo economico congiunturali.

In secondo luogo in un piano regolatore quel che conta non sono le belle parole, ma le regole concrete che esso detta,

Non chi ripete sviluppo, ambiente, sostenibilità, ma chi opera coerentemente alle parole che usa.

Il PUC di Alghero ha alcune belle parole, alcune analisi ben fatte, un linguaggio soave, dichiara di non essere di destra (ed è simpatico che la destra per difendere un suo piano urbanistico non trovi di meglio che definirlo come un piano “di sinistra”), sembra non essere Attila, ma poi fa delle scelte incoerenti, inconsistenti, sbagliate, alcune vandaliche.

Vediamo brevemente alcuni aspetti: le previsioni, le seconde case, l’edilizia sociale, la ricettività, gli standard urbanistici e la partecipazione.

Le previsioni. Il PUC di Alghero prevede nuove volumetrie e aree di espansione abitativa per circa 1.3 milioni di metri cubi. Se a queste si aggiungono le nuove strutture turistico-ricettive (il PUC infatti prevede di raddoppiare i posti letto attuali, aggiungendone oltre 6.000, oltreché prevedere premi volumetrici per molti alberghi attuali), si arriva a circa 2 milioni di nuovi metri cubi.

Per parlare per esempi, 2 milioni di metri cubi sono circa 1.200 torri come la torre Sulis, oppure 350 asili Sella, oppure 35 nuovi Centri Congressi, oppure 1.000 palazzine di 3 piani da 200mq ciascuno.

Alghero ha attualmente circa 9-10 milioni metri cubi, per cui questo PUC renderebbe Alghero circa 20% più voluminosa, se così si può dire.

Ma servono? Saranno per coloro che ne hanno bisogno?

Quanti residenti in futuro? E quanti residenti temporanei? E che fabbisogno abitativo per loro?

La popolazione residenziale di Alghero è di circa 44 mila abitanti. Nel PUC si stima che questo numero sia molto probabilmente destinato a diminuire, per arrivare nel 2057 a meno di 34 mila abitanti. Nella stima demografica più ottimistica, comunque la popolazione non supererà mai gli 44 mila attuali. Tutto questo è il PUC stesso a dirlo.

Perché allora si prevedono espansioni di volumetrie e di aree edificabili residenziali per una città di oltre 50 mila abitanti? Questa scelta è ancora più contraddittoria e incomprensibile, se nella relazione del PUC si legge che “il fabbisogno aggiuntivo, calcolato anche nelle più positive ipotesi dell’evoluzione demografica, può essere coperto interamente con adeguate politiche di riqualificazione e riutilizzo a fini residenziali dell’enorme patrimonio edilizio inutilizzato presente in città.”

Seconde case. Per chi sono tutte queste volumetrie in più? Quasi certamente si tratterà di seconde case. Oscuri passaggi della Relazione del PUC cercano di giustificare che sia necessario prevedere la costruzione di ulteriori seconde case. Sì, proprio così: si sostiene che servano circa 3.200 stanze in seconde case, cioè circa 30% di tutte le nuove abitazioni previste dal PUC. Anche se il patrimonio attuale di seconde case è pari a 50% degli edifici (fonte PUC!), e diverse stime ci dicono che si tratta di oltre 10.000 abitazioni. Ma se il PUC fosse coerente con sé stesso, se prendesse sul serio quel che esso stesso dice, se dunque tenesse conto del calo demografico che dichiara inesorabile e del fatto che non siano necessarie nuove espansioni edilizie residenziali, allora riconoscerebbe che tutta o quasi tutta la volumetria aggiuntiva prevista dal PUC non sarà altro che seconde case. Questo PUC può essere chiamato un PUC di seconde case? Sì, può!

Usiamo l’espressione “seconde case” per abitudine e per comodità. In realtà dovremmo parlare anche di case costruite per il mercato finanziario, case che non servono a una persona benestante per farsi la villeggiatura, come era nel secolo scorso, ma per investimenti finanziarie: se ci pensiamo ci viene subito in mente che è peggio, molto peggio.

Edilizia sociale. Servono case per le categorie più deboli, per le giovani coppie, per i singoli originari o di ritorno, per gli studenti e i ricercatori; quante ne servono? Dove trovarle?

Un’altra insistente voce che circola è che “la gran parte” delle espansioni residenziali previste da questo PUC siano destinate a edilizia sociale, convenzionata e sovvenzionata. È così? No!

Sul totale delle espansioni residenziali previste (ricordiamo: 1.3 milioni di metri cubi), solo poco meno di 20% di queste sembrano essere destinate all’edilizia sociale. Sembrano, perché in realtà di edilizia sociale effettiva da questo PUC ne uscirebbe molta di meno, molto vicina allo 0%. Perché? Perché serve intenderci: quel che il PUC prevede non è la realizzazione dell’edilizia sociale, ma solo che al Comune vengano cedute le aree per farci poi dell’edilizia sociale. Ma la mera cessione al Comune di superfici per l'edilizia sociale non vuol dire avere l'edilizia sociale, anzi! Il Comune, specie nella complicata condizione finanziaria di oggi, difficilmente avrebbe la possibilità di finanziare edilizia sociale anche se in possesso delle aree cedute. Questo lo dimostra il fatto che il Comune di Alghero possiede già diverse aree sulle quali potrebbe avviare progetti di edilizia sociale, e ci riesce solo occasionalmente con il decisivo, e purtroppo molto incerto e limitato, sostegno finanziario della Regione e di altre fonti di finanziamento non ordinarie.

Perché il risultato di avere l’edilizia sociale sia effettivo e garantito, la via percorribile potrebbe essere quella di farsi cedere gratuitamente non le aree, ma una percentuale degli alloggi realizzati, da destinare a canone sociale agli aventi diritto. Solo così si darebbe attraverso il PUC la garanzia di avere l’edilizia sociale, peraltro a costo zero per l’amministrazione. Farsi semplicemente cedere le aree, non garantisce questo risultato, anzi lo allontana: una volta scappati i buoi ...

Valore economico della città è della città. Se uno trae beneficio economico perché gestisce un bel albergo, o perché ha un ristorante e cucina bene, o un agriturismio e serve buoni prodotti, quel valore economico è suo e dobbiamo ammirare il suo lavoro, la sua dedizione, la sua vocazione. Dobbiamo aiutarlo, .

Ma se c'è un beneficio economico della città, perché c'è quel centro storico, quella spiaggia, quel parco, quello è un valore economico che appartiene alla città. Ed è giusto che la città trovi modi per appropriarsi di almeno un po' di quel valore, per fare cose per il bene comune.

E poi, di case vuote sempre, poco utilizzate, invendute ce ne è un bel po’. Che se ne fa? In che condizioni sono? Come potrebbero essere rimesse in gioco per chi ha bisogno di casa e per una ricettività di qualità?

Su tutto questo il PUC tace.

Ricettività. Alghero, ad agosto, come stai? Siamo sicuri che Alghero ha bisogno di una ricettività maggiore? O non piuttosto di una ricettività migliore e meglio distribuita? E non potremmo utilizzare quel che già c’è? Magari dando valore alle aree di grande importanza ambientale per quel che sono, per quello per cui hanno valore?

Standard urbanistici. Ma veniamo poi a quella che a appare una strana interpretazione contenuta nel PUC. Come si sa, in un Piano per legge serve assicurare certe minime dotazioni di cosiddetti standard urbanistici: scuole, verde, parchi, spazi e servizi pubblici, parcheggi, e così via. E allora, per fare un PUC, serve indicare e calcolare quali aree sono già disponibili e usate per questi scopi. Qui il PUC di Alghero non smette di meravigliare: ad esempio, quando calcola le cosiddette aree S3 (definite nella normativa come "aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade") indica tra tali aree la Piazza Civica (inclusi i plateatici), la Via Carlo Alberto, tutti i Bastioni, la Piazza Teatro (incluso il plateatico), la Piazza Sulis (inclusi i plateatici), la Via Roma, parti della Via Ferret, tutto il Lungomare Garibaldi, persino molti plateatici stessi, e molte aree ancora, tutte queste sono indicate come aree S3! Ripetiamo: come aree attrezzate a parco o per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade.

Qualcuno avrebbe il coraggio di raccontare questa strana interpretazione ad un algherese in faccia? Non è molto meglio, anzi è peggio, raccontarlo in un documento che fa parte della carta fondamentale della sua città.

Il fatto che ci si potrebbe dire che "l’han fatto anche altri" non rende l'interpretazione meno strana e la meraviglia meno forte.


Ma arriviamo alle scelte “vandaliche”, ad esempio a Maria Pia. Si prevede un parco costiero e una zona di servizi per lo sport e la ricreazione. Fin qui tutto bene. Ma poi, in questa straordinaria area naturalistica si prevede la realizzazione di strutture turistico - ricettive per un totale di circa 100.000 metri cubi (altezza massima consentita 9 metri), che darebbe luogo a 1.200 posti letto. Per chi è meno pratico con i numeri: 100.000 metri cubi sono circa 15 asili Sella, oppure circa 60 torri come torre Sulis, oppure circa altri 2-3 Centri Congressi, oppure circa 100 palazzine da tre piani (alte 10 metri) di 100mq. Riuscite immaginarvelo a Maria Pia?

Partecipazione. Parliamo poi del processo di partecipazione. La partecipazione dei cittadini non è un orpello, e significa consentire che tutti i cittadini abbiano la possibilità e l'opportunità di conoscere, discutere e di dare un contributo effettivo alle decisioni assunte da un PUC. Peraltro, è nella relazione generale del PUC che si legge “Deve essere garantita al pubblico e alle autorità interessate la possibilità di partecipare sin dalle fasi iniziali e di esprimere il proprio parere prima dell'adozione del piano." Il pubblico ha avuto garantita questa possibilità? In particolare, ha avuto garantita (attenzione, garantita!) la possibilità di partecipare sin dalle fasi iniziali e di esprimere il proprio parere prima dell'adozione del piano?

Che c’è da meravigliarsi? Questo PUC è un po’ così: belle parole, linguaggio soave, ma poi scelte incoerenti, inconsistenti, sbagliate, “vandaliche”, e poi contraddizioni e “strane interpretazioni”.

Può la carta fondamentale di una città, quale è un PUC, essere fondata sulle contraddizioni e sugli equivoci?

È un PUC con alcune belle parole, e molte contraddizioni, perché lascia tutto com'è, perché se questo sarà il nostro PUC, tutto andrà esattamente, esattamente! come è sempre andato.

Ha ragione il manifesto del PDL che dice, "Noi vogliamo l'Alghero del futuro", vogliono l'Alghero del futuro, perché quella del passato e quella del presente se la sono già presa.

Che fare dunque? Riprendere la discussione con alcuni obiettivi in mente: nessun consumo di suolo ulteriore, zone di completamento con l’obiettivo prioritario dell’edilizia sociale, ristrutturazione e riqualificazione delle periferie e del patrimonio abitativo inutilizzato o sottoutilizzato, aumento della qualità delle strutture ricettive. E poi, un grande parco ambientale urbano a Maria Pia, un nuovo grande centro urbano verde, un Central Park, un luogo per gli algheresi e per chi visita Alghero, per attrarre turisti anche fuori stagione. Turisti che quando ci vanno, non diranno "vado al Sheraton o Mariott Hotel", ma "vado a Maria Pia". Turisti che ci vanno perché sarà un parco grande e straordinario, turisti che ci vanno proprio perché ci andranno gli algheresi.

Questa città ha due centri, uno storico, e uno ambientale.

E ogni algherese può sapere che cosa è giusto per Maria Pia.

Pensa a Maria Pia, chiude gli occhi e sogna. E sogna questo parco grande, verde immenso, una cosa magica tra una spiaggia dalla quale si contempla, a destra il centro storico di Alghero, in mezzo il mare, a destra Capo Caccia e Fertilia. Poi passa dietro, attraversa la duna ed è in questa immensa area verde, con bambini che giocano, amici che fanno picnic, o giocano a sport, o camminano, conversano. E più in là lo stagno Calik. Tutto questo in centro città, fra Fertilia e Alghero. Un enorme, immenso, magico parco di Maria Pia. Si sveglia, apre gli occhi, e sapendola così si dice: "Questa è la cosa giusta da fare. Ora la nostra città è un po' più giusta."


Serve il PUC? Ovviamente sì. Ma non va bene qualsiasi PUC. Non va bene questo PUC.

Il Consiglio Comunale chieda alla maggioranza attuale di riprendere la discussione, impegnandosi tutte le forze politiche a varare questo nuovo PUC, insieme con tutti gli altri strumenti necessari, entro dieci mesi dalle prossime elezioni; elezioni che consentiranno così alle cittadine e ai cittadini di partecipare e di scegliere insieme con la nuova amministrazione anche il futuro che vogliono per la loro città.

Il PUC giusto."

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