sabato 10 settembre 2011

La trattativa con lo Stato di don Mongili

Il Presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero (IDSC) don Battista Mongili ha rilasciato un’intervista ad Alghero.tv sulla vicenda della lottizzazione di Monte Agnese.


Il tono è pacato e conciliante, ma le parole proferite con tale dimessa modulazione sono infuocate.

Il Presidente sostiene che l’Istituto sia stato “penalizzato”. Sarà, ma le decisioni urbanistiche non dovrebbero avere lo scopo di avvantaggiare o di penalizzare i rentier. Certamente, questo può essere e spesso è un sottoprodotto di tali decisioni, ma certamente non dovrebbe essere il loro scopo.

Ha ragione don Mongili a dire che il PUC sia stato rimandato in Commissione Urbanistica “in modo da dare la possibilità di ascoltare e accogliere eventuali osservazioni”, ma sembra che gli sfugga che le osservazioni, idee e proposte che dovrebbero essere ammesse in quella sede sono solo argomenti di interesse generale e di bene comune. Vuole l’IDSC formulare ed esprimere pubblicamente una posizione su ciò che è bene e l’interesse generale di questa città, e magari dentro questa posizione dare le ragioni per cui sarebbe un bene ripristinare la lottizzazione in questione? Questo mi sembrerebbe un argomento che avrebbe titolo di stare nel dibattito pubblico. Argomenti esclusivamente pro domo sua di un rentier, sia esso un privato cittadino o un istituto, no.

Don Mongili chiede il Comune di mostrare nei confronti della loro lottizzazione una "giusta attenzione e considerazione". È curioso che questo sia l'unico richiamo alla giustizia. Mi piacerebbe però chiedere al Presidente dell’IDSC come si dovrebbe mostrare una "giusta" considerazione nei confronti di una lottizzazione? Come si dà una “giusta” attenzione ad una lottizzazione? E se bisogna dare tale “giusta” attenzione alla lottizzazione dell’IDSC, perché non allora con la medesima "giusta" attenzione accogliere qualunque altra richiesta di chicchessia che vorrebbe fare una lottizzazione sul proprio terreno?

In tutto questo, stupisce semplicemente quanto don Mongili non si renda conto dell'insostenibilità di una tesi del genere all’interno del dibattito pubblico.

Ma la vera indecenza è compiuta dopo aver detto: “Noi vogliamo che la lottizzazione venga accolta, ma se non dovesse essere accolta, che il Consiglio Comunale si apra ad una trattativa.” Il Consiglio Comunale dovrebbe dunque aprirsi ad una trattativa con un ente che persegue scopi di lucro (come don Mongili ha voluto sottolineare, l’IDSC non è la Diocesi, ma un istituto che ha lo scopo di valorizzare le sue proprietà).

Passi, le trattative si possono fare anche nell’interesse generale, e il Comune potrebbe farle quando è opportuno e se facendo così persegue esclusivamente l’interesse generale della città, ma purtroppo non è ciò che ha in mente don Mongili. Infatti costui dà persino indicazioni su come questa trattativa s'ha da fare, dicendo che il Comune la dovrebbe condurre ... "non pienamente a favore dell'Amministrazione comunale"! Il Comune dovrebbe dunque condurre la trattativa non pienamente pensando all'esclusivo interesse generale che ha da tutelare e promuovere? Queste parole si qualificano da sé e rivelano quanto sia irricevibile il modo in cui don Mongili si immagina il rapporto dell’istituto che presiede con le istituzioni repubblicane.

Insistendo, dice ancora che si dovrebbero salvare i diritti dell'Istituto.
Ora, sui cosiddetti “diritti edificatori” ho già parlato nel mio precedente intervento, si tratta di una mistificazione e di una tesi fuorviante.
Ma anche qui, precisamente quali diritti ha in mente don Mongili? È presto svelato, perché aggiunge: "i diritti riconosciuti dallo statuto". Dallo statuto? Il Comune dovrebbe “salvare” i "diritti" che un istituto si auto-attribuisce scrivendolo nel proprio statuto?

Nel merito, l'Assessore Pirisi ha ragione: il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) consente nell’area di Monte Agnese determinati usi e ne vieta altri, e quella lottizzazione nella sua forma originale molto probabilmente non passerebbe il vaglio di conformità con il PPR.
Tuttavia, se posso aggiungere, il punto è un altro: anche se venisse meno "l'impedimento" del PPR, il Comune avrebbe la legittimità di cambiare la destinazione senza violare alcun diritto, e quindi senza dover alcun risarcimento.


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