giovedì 25 agosto 2011

Addio al Piano Urbanistico sepolto sotto tre milioni di metri cubi

È ormai certo che Alghero non avrà un Piano Urbanistico Comunale. Non in questa legislatura.
Se anche si riuscisse nell’impresa di approvarlo in Consiglio Comunale, i tempi della legislatura non sarebbero comunque sufficienti ad affrontare la fase della verifica di coerenza da parte della Regione Sardegna. Ancora una volta la politica si paralizza di fronte al mattone dell’urbanistica, che ha la forza di mettere in crisi qualsiasi maggioranza. Ora il Piano è stato messo in mora e, dietro la facciata di ulteriori approfondimenti, si sta consumando la più lunga “notte dei pennarelli” della storia algherese. Perché, mentre nelle comunicazioni mediatiche si parla di “verde” e servizi”, le richieste sostanziali di modifica del PUC, avanzate dalla stessa maggioranza, vanno nell’unica direzione di uno smisurato incremento di cemento. Più metri cubi ovunque, maggiori altezze per palazzi e alberghi, una nuova agghiacciante città di tre milioni e mezzo di metri cubi.

Il Piano Urbanistico che l’Amministrazione aveva presentato alla città non era privo di difetti. Conteneva qualche ecomostro da respingere, come quell’albergo di nove piani in Piazzale della Pace. E molte carenze, ma non quella di cubature, se a fronte di una crescita demografica zero proponeva un milione e duecentomila metri cubi di nuovi edifici. Ma, pur all’interno di una filosofia, tutta basata sulla edificazione intensiva, provava a limitare i danni abbassando gli indici volumetrici. Un tentativo che non è piaciuto ai Signori del Mattone che si confermano capaci di orientare la politica e lo sviluppo della città. Così un Piano imperfetto che non era Attila, rischia ora di trasformarsi, attraverso gli emendamenti, in un disegno di saccheggio della città.

La città ha bisogno di altro. Ha bisogno del coraggio di cambiare passo e uscire da una logica di scelte arretrate, prive di futuro, che, attraverso trecento emendamenti, sta partorendo un mostro. La “grande opera” che la città attende è soprattutto un’opera di riqualificazione. Interi quartieri, Pietraia, Sant’Agostino, Pivarada, costruiti male e cresciuti peggio, attendono piani di recupero, che devono essere incentivati e resi convenienti per i privati mediante adeguate agevolazioni e premialità. E per una città che vuole essere attrattiva e vivibile, è necessario invertire la tipologia edilizia dominante, imponendo, al posto del brutto casermone metropolitano, la palazzina residenziale, semplice e sobria, limitata nei volumi e arretrata di qualche metro dalla strada. E un PUC non può trascurare di favorire una nuova qualità dell’abitare, introducendo misure vincolanti e incentivi per edifici attivi impostati sul risparmio energetico e la produzione di energia solare. Poche scelte semplici, di modernità eprogresso, che, se pianificate con intelligenza, non penalizzerebbero nessuno. Anzi, oggi l’abbinamento impresa-sostenibilità si sta dimostrando ovunque l’unico realmente competitivo sui mercati. Anche ad Alghero può mettere in circolo nuove professionalità e nuova occupazione. E nuove interessanti prospettive per la stessa imprenditoria edilizia.

Alghero, 11 agosto 2011

Luciano Deriu
Segretario Legambiente Sardegna

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