giovedì 16 giugno 2011

"Il piano delle meraviglie"

Un articolo che ho scritto con Arnaldo "Bibo" Cecchini, apparso sulla pagina di Opinioni de la Nuova Sardegna del 15 giugno 2011.
Una versione più estesa è disponibile qui.

"Il Puc di Alghero ha un solido apparato analitico ed è disegnato da un maestro con ampia conoscenza e profondo legame con il territorio. Il Puc usa un linguaggio soave, sembra non essere Attila, ma poi fa delle scelte incoerenti, inconsistenti, vandaliche. 
Prevede espansioni per circa 1.3 milioni di metri cubi. Sommando il ricettivo (il Puc raddoppia i posti letto, aggiungendone oltre 6.000), si arriva a circa 2 milioni. È come aggiungere 1.200 torri Sulis, o 350 asili Sella, o 1.000 palazzine di tre piani da 200mq. 
Ma servono? Alghero ha 44 mila abitanti, e nel Puc si legge che la popolazione diminuirà. Perché allora nuovi volumi per una città di oltre 50 mila abitanti? Scelta ancor più contraddittoria se nella relazione del Puc si legge che «il fabbisogno aggiuntivo, calcolato anche nelle più positive ipotesi dell’evoluzione demografica, può essere coperto interamente con adeguate politiche di riqualificazione e riutilizzo dell’enorme patrimonio edilizio inutilizzato». 
Per chi sono tutte queste case in più? Nel Puc si cerca di giustificare altre seconde case. Proprio così: si sostiene che servano 3.200 stanze in seconde case, circa 30% di tutte le nuove abitazioni! Ma se il Puc prendesse sul serio sé stesso (calo demografico, enorme patrimonio edilizio inutilizzato), ammetterebbe che la gran parte della volumetria aggiuntiva non sarà altro che seconde case.
Diciamo «seconde case», ma dovremmo parlare anche di case costruite per il mercato finanziario, che è molto peggio. 
Servono case per le categorie più deboli, per giovani coppie, per singoli originari o di ritorno. Circola voce che la gran parte delle espansioni saranno edilizia sociale, convenzionata e sovvenzionata. Non è così. Circa 20% sembrano destinate all’edilizia sociale. Sembrano: perché il Puc non realizza l’edilizia sociale, prevede solo la cessione delle aree al Comune. Ma vista la situazione finanziaria, il Comune faticherebbe a farci l’edilizia sociale, tant’è che non è certo per mancanza di aree che sinora se n’è vista poca. Come avviene in molte parti d’Europa e in alcune d’Italia ci sono modi per farsi cedere non le aree, ma una quota degli alloggi realizzati, da destinare a canone sociale. Basta volerlo. Farsi cedere le aree, non garantisce il risultato, anzi lo allontana: scappati i buoi...  
Ma arriviamo alle scelte «vandaliche». Ad esempio a Maria Pia si prevede un parco costiero e ricreativo, ma anche 1.200 posti letto, in circa 100.000 metri cubi: sono 15 asili Sella, o 60 torri Sulis, o 150 residence da due piani da 100mq. Immaginiamocelo a Maria Pia. Siamo sicuri che Alghero ha bisogno di più posti letto? O non piuttosto di una ricettività migliore e meglio distribuita? Non potremmo utilizzare quel che già c’è e dar valore alle aree di importanza ambientale per quello per cui hanno valore? 
Serve il Puc? Sì, ma non va bene qualsiasi Puc. Non va bene questo Puc. Che fare? Alcuni obiettivi: nessun consumo di suolo, zone di completamento con priorità dell’edilizia sociale, riqualificazione dei quartieri e del patrimonio abitativo sottoutilizzato, aumento della qualità delle strutture ricettive. E poi, uno straordinario parco ambientale urbano a Maria Pia, un luogo per gli algheresi e per attrarre turisti anche fuori stagione. 
Il Consiglio comunale chieda di riprendere la discussione, impegnandosi a varare un nuovo Puc entro un anno dalle prossime elezioni: un anno per una partecipazione vera. Nei quartieri, nelle borgate, in tutta la città. 
Per un Puc più giusto." 

Postilla. Il testo mandato a la Nuova, probabilmente tagliato per ragioni di spazio, si chiudeva così:
Gli autori sono docenti universitari, insegnano alla Facoltà di Architettura, ma esprimono le loro personali opinioni che – come opinioni – non sono migliori o peggiori di quelle di un proprietario di televisioni, di un costruttore, di una cubista, così come non coinvolgono l’istituzione in cui lavorano come non la coinvolgerebbero se fossero dipendenti delle Poste o della Sella e Mosca: tanto per evitare di dover discutere di questo.
Gli autori sono disponibili a discutere le loro opinioni in ogni sede pubblica.
Una versione più estesa dell'articolo è disponibile qui.

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